L’uso del tabacco comporta l’emissione in ambiente di più di 4000 sostanze chimiche, molte delle quali ad azione irritante, nociva, tossica e cancerogena. Durante la fase di combustione della sigaretta una parte degli agenti chimici prodotti viene inalata dal fumatore, una parte viene trattenuta dal filtro, una parte viene dispersa nell’ambiente esterno fumo passivo e un’altra parte immessa sempre nell’ambiente con la cenere.
La porzione di sigaretta non fumata e il filtro costituiscono quello che viene comunemente chiamata cicca di sigaretta. Nelle cicche è possibile trovare moltissimi inquinanti chimici come nicotina, benzene, composti organici volatili, polonio-210 e acetato di cellulosa, una materia plastica di cui è costituito il filtro.
Tenuto conto del consumo annuale di sigarette in Italia, è stato calcolato il carico nocivo immesso con le cicche in ambiente che ammontano a diverse centinaia di tonnellate.
Poiché le cicche di sigaretta contengono prodotti tossici, nocivi, irritanti e cancerogeni, sulla base della normativa inerente la classificazione delle sostanze pericolose, queste dovrebbero essere classificate come preparati pericolosi e come tali dovrebbero essere trattate.
Contrariamente a questo principio, invece, esse vengono immesse in ambiente in modo selvaggio senza nessun criterio.
Ogni sigaretta contiene in media 10-15 mg di nicotina, di cui il 20% passa nel fumo e il 50% viene degradato durante la combustione. Possiamo pertanto supporre che nella cicca resti intrappolata una quota pari a 4,5 mg di nicotina. Poiché in Italia si consumano 72 miliardi di sigarette all’anno, con le cicche immettiamo in ambiente circa 324 tonnellate di nicotina. La nicotina catturata in poche decine di cicche, se ingerita, è sufficiente a creare problemi acuti cardiovascolari e respiratori nell’uomo adulto. Se una cicca viene ingerita da un bambino la nicotina presente può comportare problemi respiratori fino alla paralisi respiratoria. Gettare cicche per terra rappresenta un pericolo per l’ambiente, in quanto la nicotina è facilmente estraibile, e quindi altrettanto facilmente contamina il suolo, le acque superficiali e le falde acquifere e la fauna, e quindi ancora l’uomo.
Ogni sigaretta presenta un contenuto di Polonio-210 (Elemento radioattivo alfa emittente, possiede un elevato potenziale cancerogeno ) variabile a seconda del luogo e modalità di coltivazione del tabacco di provenienza. In media, il 50% del
Polonio-210 presente nel tabacco è trasferito nel fumo, il 35% resta nel mozzicone e il 15 % lo si ritrova nella cenere. Tenendo conto che ogni anno in Italia si producono circa 72 miliardi di cicche, il carico complessivo annuale di radioattività alfa immesso con le cicche nell’ambiente è pari a circa 1.872 milioni di Bq (il becquerel è l’unità di misura della radioattività). A ciò andrebbe aggiunto l’apporto radioattivo della cenere che va ad arricchire l’inquinamento ambientale particolato. Esiste quindi un rischio per l’ambiente globalmente inteso e quindi anche per l’uomo e per le varie comunità di insetti, batteri, ecc., presenti nel suolo o nelle acque superficiali. Tutti questi organismi potrebbero essere contaminati, assorbire e/o concentrare la sostanza e subire gli effetti nocivi di tale radionuclide.
Con il fumo vengono emessi anche gas, tra i quali ammoniaca e acido cianidrico.
Ogni sigaretta ne emette circa 0,6 mg, di cui il 50% resta nel filtro. Quindi complessivamente con le cicche ogni anno riversiamo in ambiente circa 21,6 tonnellate di questi gas tossici.
Il carico nocivo di ogni singola cicca è relativamente basso; ciò che amplifica il problema è l’elevato numero di fumatori.
Nel mondo ci sono circa 1,5 miliardi di fumatori, circa 4,5 milioni di miliardi di cicche ogni anno vengono eliminate nell’ambiente, pari a 845.000 tonnellate.
Se teniamo conto in via puramente precauzionale che dei 6,5 kg di tabacco consumato mediamente ogni anno da ciascun fumatore (dato della Banca Mondiale) almeno il 10% dei prodotti nocivi resta nei mozziconi, abbiamo a livello mondiale una contaminazione di 7.800 tonnellate di agenti chimici pericolosi immessi in ambiente con le cicche.
In Italia ogni giorno vengono prodotte 195 milioni di cicche, e più di 71 miliardi all’anno, che in gran parte vengono abbandonate in tutti i luoghi possibili (strade, marciapiedi, campagne, parchi, spiagge, binari ferroviari, ecc.), senza nessun criterio e senza la benché minima attenzione al possibile danno ambientale.
A distanza di alcuni anni dall’entrata in vigore della legge è possibile notare che il divieto di fumo ha costretto i fumatori a cambiare abitudini: la sigaretta viene consumata fuori dal locale pubblico dove in assenza di posacenere la cicca viene eliminata nell’ambiente circostante, come dimostra il fatto che le cicche stanno in cima alla lista della cosiddetta sporcizia urbana.
A livello urbano i mozziconi sono di difficile gestione, in qua
nto rimangono incastrati in tutti gli interstizi dove le scope e i mezzi meccanici di spazzamento non riescono ad arrivare.
Almeno il 50% di tutti i rifiuti delle aree urbane sono correlati a prodotti del tabacco: cicche, cellophan, carta interna di rivestimento e pacchetti contenitori.
Una ricerca svolta alcuni anni fa nell’ambito del programma ambientale delle Nazioni Unite per l’Ambiente (UNEP), ha evidenziato che le cicche sono nettamente al primo posto nella top-ten dei rifiuti che soffocano il Mediterraneo.
Basti pensare ad alcune mete, dove oltre il 75% dei rifiuti vengono prodotti durante l’estate. Un buon segno per gli affari, meno buono evidentemente per l’ecosistema del Mediterraneo. Una indagine di Focus e Legambiente ha messo in evidenza che in media ogni metro quadrato di sabbia ripulita dai volontari contiene almeno 2 mozziconi di sigaretta, 2,5 tappi di plastica o metallo, una cannuccia e uno stecco di gelato. Se è vero che in estate la popolazione va in vacanza, è altrettanto vero il fatto che i fumatori non conoscono ferie ed esercitano la loro pratica per 365 giorni l’anno. Rapportando tali dati all’intero patrimonio spiaggistico possiamo ipotizzare che sulle spiagge italiane ogni anno vengano abbandonate circa 12,4 milioni di cicche, 15,5 milioni di tappi, 6 milioni di cannucce e altrettanti bastoncini di gelato.
A livello urbano le cose non vanno meglio. Infatti basta dare uno sguardo fuori dai negozi, dai bar, dai ristoranti, alle fermate degli autobus, nei parchi, per vedere un autentico tappeto di mozziconi gettati alla rinfusa da chi consuma la propria sigaretta per poi disfarsene senza la minima cura.
Le cicche di sigaretta rappresentano quindi un rifiuto tossico che oltre ad entrare, con i suoi componenti, nella articolata e complessa catena alimentare ed essere responsabile di incendi e morti, può essere responsabile anche, se ingerite, di intossicazioni acute.
Molti casi di avvelenamento da nicotina nei bambini, infatti, risultano essere da ingestione di sigarette o sigari o di cicche. L’avvelenamento acuto da nicotina è caratterizzato da un rapida insorgenza di sintomi che possono essere severi quanto maggiore è stata l’ingestione.
Questi avvelenamenti sono più frequenti in bambini di età inferiore ai 6 anni e che vivono con genitori e parenti che fumano in casa. Si tratta di una fascia di età in cui i bambini tendono ad esplorare attivamente l’ambiente che li circonda, aumentando così il rischio di ingerire sostanze tossiche.
Le cicche di sigaretta costituiscono a tutti gli effetti un rifiuto pericoloso, in quanto contengono le stesse migliaia di sostanze chimiche pericolose presenti nel fumo (tra cui agenti cancerogeni, mutageni, co-cancerogeni, sostanze tossiche, nocive, irritanti, ecc.) e che come tali dovrebbero essere trattate e gestite.
Va evidenziato che, mentre per quanto riguarda la salvaguardia della salute dei lavoratori, per gli scarichi industriali, per lo smaltimento dei rifiuti e per le emissioni degli inceneritori esistono norme anche molto restrittive, non esiste nulla, invece, che limiti la dispersione delle cicche nell’ambiente. Ciò deriva da una scarsa informazione scientifica e una bassa percezione della nocività dei mozziconi da parte dell’opinione pubblica; infatti è comunemente accettata da tutti (fumatori, non fumatori, legislatori) la dispersione incontrollata di tale rifiuto.
Formare gli individui, soprattutto i giovani, al rispetto della propria e altrui salute, rappresenta un importante momento di civiltà e un’opportunità per sviluppare cambiamenti duraturi di stili di vita che abbiano come fine anche la tutela ambientale.
Il problema delle cicche è rilevante e va affrontato da vari punti di vista, coinvolgendo diversi attori e notevoli risorse finanziarie. La sua risoluzione comunque è legata intimamente al modo di agire dei fumatori. Infatti solo con un comportamento consapevole di questi soggetti, è possibile ridurre l’impatto ambientale delle cicche.